Sinite parvulos non è certo il primo libro di memorie scolastiche scritto da un insegnante,
ma d'altronde il mondo della scuola è così ricco di vicende e personaggi che, per un docente in vena narrativa,
esso diventa un necessario e logico topos letterario.
Bruna Nizzola ci racconta così i suoi ricordi, con garbo e leggerezza e tuttavia dandoci un quadro egualmente vivo e
partecipato della sua esperienza di maestra elementare svolta in varie scuole di paese.
Chi scrive queste note, archivista di stato conservatore della documentazione storica, è rimasto colpito,
al di là dei meriti letterari, dal valore di testimonianza che racchiude la serie di episodi, quasi aneddoti,
vissuti realmente dall'autrice e raccontati con lo scrupolo di un velo di dissimulazione.
In venti, talvolta brevissimi, episodi emerge così l'evoluzione di uno spicchio di paese reale italiano,
quello un po' sonnacchioso e pettegolo della provincia e della campagna, dagli anni della società agricolo-contadina
all'inizio dell'epoca postindustriale (o forse solo postmoderna). Emergono però anche i ritardi: quelli di una scuola
incapace di rinnovarsi, spesso affidata alle residue risorse di insegnanti demotivati o a quelle casuali di precari,
proprio come quella giovane maestrina con il primo incarico nella padana confluenza di due fiumi,
tenuti scientemente in tale soggezione da amministrazioni cui non interessa verificare le reali attitudini all'insegnamento
ma gratificare un faticato inserimento nei ruoli: Se questo ha garantito il consenso elettorale, lascerà però al caso la
vocazione individuale e lo sviluppo professionale dell'insegnante, con l'odierno stato della scuola pubblica sotto gli occhi di tutti.
Ma se restano eguali a se stessi i politici, matura la maestrina che ora guarda ai suoi personaggi, i piccoli alunni e i
disattenti genitori, quali interpreti e vittime di un'esistenza di ordinaria alienazione.
Nella scuola dove insegna, la Nizzola ci racconta ad esempio come il Sessantotto giunga in un'eco attutita, piccola attesa
di una riforma mai fatta e sopraffatta dalla didattica tradizionale, interpretata da docenti motivati solo da intriganti
fuoriprogramma personali.
Illustrato da fanciulleschi disegni, Sinite parvulos è venato da quel tocco di nostalgia che non è rimpianto e che perciò
rende più godibile lettura. Essa non prende molto tempo, ma dà spazio a chi vuole riflettere su certe ombre della famiglia
del nostro tempo, illuminate tuttavia da un messaggio di ottimismo che può coltivare solo chi è stato a lungo a contatto
con la parte sana della società, i bambini, e sui quali la Nizzola poggia l'ultima speranza di rinnovamento.
Massimo Sanacore
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